Quanto produrre complessivamente dipende dal livello di reddito, cioè dalla capacità di spesa dei consumatori. Non ha senso produrre di più per non creare un eccesso di offerta. Ma che rapporto c’è tra prodotto (o reddito) e forza lavoro impiegata? Certamente dovrà essere una funzione crescente. Meno intuitivo è riconoscere che possa avere la concavità indicata nella fig. 9: per valori alti della produzione, l’incremento di lavoro produce aumenti marginali della produzione.
Inoltre, la curva si sposta verso destra (maggiore produzione a parità di ore lavorative, ovvero, meno ore lavorative necessarie per la stessa produzione) in funzione dell’apporto di capitale e, soprattutto, dell’introduzione di nuove tecnologie (a bocce ferme, la tecnologia crea disoccupazione, checché ne pensino i fanatici della tecnologia e gli ottimisti a oltranza).
L’occupazione si determina nel mercato del lavoro, ma, a differenza degli altri tipi di mercato, in cui l’equilibrio si raggiunge nel punto di intersezione della domanda e dell’offerta, qui è generalmente dimostrato (salvo casi limite non molto frequenti) che esiste un certo livello di disoccupazione involontaria. Infatti, è altamente improbabile che possa esserci contemporaneamente equilibrio nel mercato dei prodotti e in quello del lavoro (ove l’equilibrio significa piena occupazione, ossia zero disoccupazione involontaria - esisterà, infatti, sempre una quota di disoccupati volontari); e nella scelta tra un eccesso di produzione e un aumento della disoccupazione l’imprenditore non ha dubbi: sceglie la riduzione di ore lavorative.
È opportuno rilevare che la curva della domanda di lavoro è strettamente imparentata con la curva della produzione: per ogni livello produttivo, e quindi numero di ore lavorative, la domanda di lavoro è tale da massimizzare il profitto (derivata della produzione in funzione del lavoro). L’offerta di lavoro, a causa dei contratti sindacali, è tendenzialmente inelastica (retta orizzontale).

Fig. 9
Ad ogni valore di retribuzione nominale oraria corrisponde una curva iperbolica che lega livello dei prezzi e retribuzione reale. Quest’ultima è determinata, infatti, dalla retribuzione nominale divisa per il livello dei prezzi, che nel nostro modello di sistema produttivo è una variabile esterna, o esogena che dir si voglia. All’aumentare del livello dei prezzi, e a parità di retribuzione nominale, la retribuzione reale diminuisce e, quindi, l’occupazione può aumentare (da cui la tendenza a favorire politiche inflattive per inseguire la piena occupazione).
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