17 agosto 2008
Limiti del modello
Un altro grosso limite è costituito dall’impossibilità di trattare in maniera adeguata, tra l’altro, il processo inflattivo, il flusso di fondi internazionali e più sofisticate politiche monetarie, che richiederebbero varie estensioni al modello.
La sua traduzione in un modello tabellare e grafico su PC, mediante il ricorso a fogli elettronici, consente di poter sollecitare il sistema e osservarne le reazioni più agevolmente che con carta e matita.
Esempio: politica monetaria

- La banca Centrale aumenta la base monetaria (per es. stampando moneta);
- stock nominale e stock reale di moneta aumentano. Poiché produzione e reddito non si adeguano immediatamente, mentre nella nostra ipotesi il tasso di interesse si aggiorna istantaneamente, si ha una riduzione del costo del denaro lungo la linea di liquidità corrispondente al reddito di equilibrio precedente;
- si determina una nuova linea LM”, e, a parità di reddito, un tasso di interesse più basso. Si determina anche una nuova domanda aggregata (in linea con il nuovo costo del denaro) e una nuova domanda di prodotti nel mercato;
- l’EdD pone sotto pressione il sistema produttivo che si adegua molto più lentamente. Le imprese assumono per far fronte alla domanda e si ha un graduale spostamento lungo la curva del’offerta di prodotti, lungo la curva della produzione e lungo la curva della domanda di lavoro (con diminuzione della disoccupazione), con l’effetto di aumentare reddito e livello dei prezzi;
- contemporaneamente si risale lungo la nuova linea LM”, con un progressivo aumento del reddito e del tasso di interesse che tende a posizionarsi, dopo il repentino calo iniziale, a un valore intermedio, corrispondente al nuovo equilibrio.

Divertiamoci con il modello
Le variazioni più significative sono relative a:
- politica monetaria (variazione dello stock di moneta);
- politiche fiscali (tasse, spesa pubblica);
- comportamento dei consumatori (ah, se i consumatori fossero più consapevoli dell’enorme forza che hanno e che spesso non usano, come potrebbero influire sul livello dei prezzi modificando opportunamente la curva della domanda);
- sistema produttivo (capitale, tecnologia, lavoro, retribuzioni nominali).
Il modello completo

16 agosto 2008
L'ultimo tassello: il mercato dei prodotti

Sempre in modo grafico si ottiene la curva che rappresenta l’offerta di prodotti, partendo dai diagrammi del sistema produttivo (v. fig. 17). La curva che ne risulta è con buona approssimazione lineare fino al livello di piena occupazione dove diventa totalmente inelastica (retta verticale).

15 agosto 2008
Il difficile equilibrio

È abbastanza agevole costruire tale funzione, che risulta essere crescente al variare del reddito reale (v. fig. 14, indicata con LM). Essa rappresenta l’insieme di tutti i punti in cui c’è equilibrio tra domanda e offerta di moneta. Al di sopra c’è eccesso di offerta, al di sotto c’è eccesso di domanda (scarsa liquidità).
A questo punto sui due mercati congiunti della moneta e dei prodotti esistono due condizioni che devono essere entrambe soddisfatte:
- equilibrio tra domanda e offerta di moneta;
- equilibrio tra risparmio e investimenti.

Fig. 15
Ciò può avvenire soltanto nel punto di incontro delle due rette LM e IS, che rappresenta,in tal modo, l’equilibrio congiunto dei due mercati.
La fig. 15 illustra graficamente i concetti esposti e costituisce il cardine attorno al quale ruota tutto il sistema. Compito dei governanti e dell’autorità bancaria è quello di trovare e mantenere il punto di equilibrio mediante opportune politiche monetarie (stock di moneta e costo del denaro) e fiscali (imposizione fiscale e spesa pubblica). Con le prime incidendo sul costo del denaro, con le seconde sui consumi e sulla produzione. Il guaio è che non si tratta di sistemi indipendenti, ma legati tra di loro con effetti di retroazione che impongono di studiare il sistema nel suo complesso.
Il sistema bancario: la moltiplicazione ... della moneta

Fig. 12

13 agosto 2008
Il sistema della domanda: come spendiamo i nostri soldi
- gli investimenti dipendono essenzialmente dal costo del denaro (diminuiscono al suo aumentare);
- la spesa pubblica, almeno nel breve/medio, è costante;
- i consumi crescono con il reddito reale, ma in misura inferiore a quest’ultimo grazie ad una certa propensione al risparmio;
- al crescere del reddito reale aumenta la propensione verso la spesa estera, quindi, il saldo della bilancia tende a diminuire fino ad assumere valori negativi.

Fig. 10
Il risultato è rappresentato dalla retta (o meglio dalla famiglia di rette - una per ogni valore dell’interesse) con inclinazione inferiore a quella della retta DAG = RR. Il punto di equilibrio è dato dall’intersezione di tali rette, in cui domanda aggregata e reddito reale si equivalgono. Si vede come al crescere del costo del denaro la domanda si abbassa e, quindi, diminuisce il reddito reale.
Ci interessa stabilire, per ragioni che ci saranno più chiare successivamente, che relazione ci sia, se ce n’è una, tra reddito reale e costo del denaro espresso in termini di tasso di interesse. È molto facile ottenere, sia graficamente che matematicamente, la suddetta relazione che trova la sua espressione grafica nel piano i vs. RR mediante una retta con inclinazione negativa che si chiama IS (Investment-Saving). Cosa rappresenta tale retta? Essa indica, al variare del reddito reale RR, i punti in cui risparmio e investimenti si equivalgono (condizione indispensabile per l’equilibrio). Al di sopra di tale retta si ha eccesso di risparmio, al di sotto si ha un eccesso di domanda per investimenti.

Il sistema produttivo: chi lavora e chi no
Quanto produrre complessivamente dipende dal livello di reddito, cioè dalla capacità di spesa dei consumatori. Non ha senso produrre di più per non creare un eccesso di offerta. Ma che rapporto c’è tra prodotto (o reddito) e forza lavoro impiegata? Certamente dovrà essere una funzione crescente. Meno intuitivo è riconoscere che possa avere la concavità indicata nella fig. 9: per valori alti della produzione, l’incremento di lavoro produce aumenti marginali della produzione.
Inoltre, la curva si sposta verso destra (maggiore produzione a parità di ore lavorative, ovvero, meno ore lavorative necessarie per la stessa produzione) in funzione dell’apporto di capitale e, soprattutto, dell’introduzione di nuove tecnologie (a bocce ferme, la tecnologia crea disoccupazione, checché ne pensino i fanatici della tecnologia e gli ottimisti a oltranza).
L’occupazione si determina nel mercato del lavoro, ma, a differenza degli altri tipi di mercato, in cui l’equilibrio si raggiunge nel punto di intersezione della domanda e dell’offerta, qui è generalmente dimostrato (salvo casi limite non molto frequenti) che esiste un certo livello di disoccupazione involontaria. Infatti, è altamente improbabile che possa esserci contemporaneamente equilibrio nel mercato dei prodotti e in quello del lavoro (ove l’equilibrio significa piena occupazione, ossia zero disoccupazione involontaria - esisterà, infatti, sempre una quota di disoccupati volontari); e nella scelta tra un eccesso di produzione e un aumento della disoccupazione l’imprenditore non ha dubbi: sceglie la riduzione di ore lavorative.
È opportuno rilevare che la curva della domanda di lavoro è strettamente imparentata con la curva della produzione: per ogni livello produttivo, e quindi numero di ore lavorative, la domanda di lavoro è tale da massimizzare il profitto (derivata della produzione in funzione del lavoro). L’offerta di lavoro, a causa dei contratti sindacali, è tendenzialmente inelastica (retta orizzontale).

Ad ogni valore di retribuzione nominale oraria corrisponde una curva iperbolica che lega livello dei prezzi e retribuzione reale. Quest’ultima è determinata, infatti, dalla retribuzione nominale divisa per il livello dei prezzi, che nel nostro modello di sistema produttivo è una variabile esterna, o esogena che dir si voglia. All’aumentare del livello dei prezzi, e a parità di retribuzione nominale, la retribuzione reale diminuisce e, quindi, l’occupazione può aumentare (da cui la tendenza a favorire politiche inflattive per inseguire la piena occupazione).
12 agosto 2008
I tre sistemi e la funzione di regolazione dei mercati
In fig. 8 i diversi settori e i mercati sono raggruppati in tre sistemi:
- sistema di determinazione dell’offerta (che comprende il mercato del lavoro);
- sistema di determinazione della domanda aggregata;
- sistema bancario;

Fig. 8
Nell’insieme dei due mercati si raggiunge un equilibrio che determina il mix consumi/risparmi, ossia quanto del reddito disponibile si trasferisce nel sistema bancario e quanto si riversa verso il sistema produttivo, determinando in ultima analisi il prodotto e quindi il reddito reale.
Come si vedrà, l’equilibrio si raggiunge in corrispondenza di una tripla di valori RR, LP e i che agiscono con un effetto di retroazione sui tre sistemi: il costo del denaro influenza la domanda aggregata, il livello dei prezzi agisce sulle retribuzioni reali, e reddito e livello dei prezzi hanno effetto sullo stock di moneta reale (e quindi sul costo del denaro).
Livello dei prezzi e valori reali

Fig. 6
L’altro problema che si presenta è quello di confrontare la spesa di anni differenti, caratterizzati da diversi livelli di prezzo e differenti contenuti del paniere di prodotti. Si tratta di prendere un anno come anno di riferimento e di trasformare l’asse della spesa nominale nell’asse della spesa reale, lasciando inalterata l’area del rettangolo che rappresenta sempre la spesa nominale.
Partendo dall’ipotesi, abbastanza verosimile, che spesa e reddito siano proporzionali, si può, in definitiva, rappresentare il mercato dei prodotti usando come ordinate il reddito reale e il livello dei prezzi rispetto all’anno di riferimento.

11 agosto 2008
Il modello di un mercato



Il modello classico
- le imprese;
- le famiglie, ovvero i consumatori;
- lo Stato;
- l’estero;
che interagiscono mediante due mercati
- il mercato dei prodotti (beni e servizi);
- il mercato del lavoro;

Fig. 1
come rappresentato graficamente in fig. 1, in cui compare un altro elemento, il sistema bancario, che, come vedremo, svolge un compito di volano della moneta disponibile, attraverso il mercato della moneta.
La moneta, che è un bene convenzionale, rende possibile le transazioni nei due mercati in quanto ad ogni bene o servizio o prestazione lavorativa è associato un valore espresso in unità di moneta, detto prezzo.
Nella fig. 1 le frecce in senso antiorario tra i vari elementi del modello rappresentano esclusiva-mente flussi di moneta, che corrispondono a equivalenti flussi di prestazioni lavorative e di prodotti in senso inverso. Così, alle attività lavorative prestate dai membri attivi delle famiglie corrisponde il reddito (proporzionale al prodotto) che solo in parte raggiunge il settore delle famiglie sotto forma di retribuzioni nette. Una quota, sotto forma di tasse, imposte, tariffe e contributi alimenta il settore pubblico che in parte lo restituisce alle famiglie come trasferimenti (retribuzioni ai dipendenti pubblici, pensioni, sussidi di disoccupazione).
In realtà le cose sono più complesse: quando lo Stato è datore di lavoro e produttore di servizi dovrebbe configurarsi come una sorta di imprenditore presente sia sul mercato del lavoro che su quello dei prodotti. Le attività privatizzate, in effetti, confluiscono nel settore delle imprese.
Quanto percepito dalle famiglie (retribuzioni più trasferimenti) sarà da un lato speso nell’acquisto di prodotti (consumi) e dall’altro alimenterà il circuito bancario sotto forma di risparmio. Anche in questo caso, lo Stato può essere fortemente presente nel sistema bancario e finanziario, raccogliendo una parte anche considerevole del risparmio mediante l’emissione di titoli di credito.
Consumi delle famiglie, spesa pubblica ed estero confluiscono sul mercato dei prodotti e determinano la spesa complessiva per beni e servizi. L’ultima voce, la spesa estera, può essere sia positiva, se l’estero acquista nel Paese più di quanto i suoi abitanti acquistino all’estero, che negativa se avviene l’opposto.
Il settore produttivo è alimentato dalla spesa (e quindi ogni lira di un bilancio negativo con l’estero è una lira sottratta al mercato dei prodotti del Paese e quindi alle imprese nazionali) e dagli investimenti resi possibili dal risparmio (se tale risparmio va effettivamente ad alimentare investimenti produttivi e non invece a ripianare, con gli effetti catastrofici che ben conosciamo, passivi di gestione del settore pubblico).
Come si può facilmente verificare nella figura indicata, il sistema economico sarà in equilibrio solo se
RISPARMIO+CONSUMI+SPESA PUBBLICA+ESTERO = INVESTIMENTI+SPESA
e, siccome
SPESA = CONSUMI + SPESA PUBBLICA + ESTERO ,
allora,
INVESTIMENTI = RISPARMIO
è la condizione vitale per la sopravvivenza del sistema economico.
La spesa complessiva per prodotti è detta anche domanda:
DOMANDA = CONSUMI + SPESA PUBBLICA + ESTERO.
PER COMINCIARE
Questi semplici appunti sono un tentativo che ho fatto per cercare di capire, da profano, come funzionano i meccanismi dell'Economia (quella con la e maiuscola). Chi ha lavorato in azienda è stato in una qualche misura esposto ai meccanismi dell'economia aziendale, o microeconomia. E, bene o male, qualcosa ha capito.
Come cittadini, invece, siamo esposti a notizie, spesso tendenziose, che riguardano l'economia del nostro Paese, dell'Europa e del mondo intero, ossia di quella che è nota come macroeconomia. Notizie che poco o niente fanno capire al comune cittadino dell'effettivo stato delle cose e delle decisioni che i governanti e le istituzioni finanziarie prendono (economia politica), a nostro carico. Così come poco si capisce dei rimedi che i partiti politici, le organizzazioni sindacali o alcuni editorialisti propongono (o si esimono dal farlo).
Ho cercato quindi di addentrarmi nei meandri di questa materia leggendo alcuni testi classici. Questi sono gli appunti che sono riuscito a prendere nel corso delle mie letture, nel tentativo di dare un ordine didatticamente utile (a me stesso). Affascinato, per deformazione professionale, da un modello econometrico illustrato in uno dei libri (v. bibliografia, n. 6), ho tentato di integrarlo con i concetti dell'economia classica esposti dai 'maestri' (quali Samuelson e Dornbusch). Spero di aver fatto un lavoro utile e chiedo agli esperti che dovessero imbattersi in queste mie note di farmi tutte le critiche del caso.
Questo è l'indice dei miei appunti:
IL MODELLO CLASSICO
IL MODELLO DI UN MERCATO
LIVELLO DEI PREZZI E VALORI REALI
I TRE SISTEMI E LA FUNZIONE DI REGOLAZIONE DEI MERCATI
IL SISTEMA PRODUTTIVO: CHI LAVORA E CHI NO
IL SISTEMA DELLA DOMANDA: COME SPENDIAMO I NOSTRI SOLDI
IL SISTEMA BANCARIO: LA MOLTIPLICAZIONE ... DELLA MONETA
IL DIFFICILE EQUILIBRIO
L’ULTIMO TASSELLO: IL MERCATO DEI PRODOTTI
IL MODELLO COMPLETO
DIVERTIAMOCI CON IL MODELLO
ESEMPIO: POLITICA MONETARIA
LIMITI DEL MODELLO
BIBLIOGRAFIA
- Ackley Gardner; Teoria macroeconomica; Einaudi; 1971
- Diulio Eugene; Macroeconomia; Collana Schaum Etas libri; 1977
- Dornbusch Rudiger, Fischer Stanley; Macroeconomics; McGraw-Hill Kogakusha; 1978
- Fischer Stanley, Dornbusch Rudiger; Economia; Hoepli; 1983
- Samuelson Paul A., Scott Anthony; Economics fifth canadian edition; McGraw-Hill Ryerson; 1966
- Zahn Frank; Macroeconomic theory and policy; Prentice-Hall; 1975
ECONOMIA
PER COMINCIARE
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Navigazione nel blog
Indice di appunti e annotazioni su vari argomenti (sviluppati nel tempo senza un ordine prestabilito):