17 agosto 2008

Limiti del modello

Il limite maggiore risiede nella sua natura più qualitativa che quantitativa. Esso non ha perciò la pretesa di essere uno strumento operativo. Il suo scopo è puramente didattico e rivolto prevalentemente a chi ha nessuna o poche nozioni di economia. Peraltro non è originale in quanto, in forma più complessa, si può trovare almeno su un testo di economia (v. rif. di bibliografia). In ogni caso è un ragionato collage di diagrammi che si trovano, magari non così collegati tra loro, su tutti i manuali di economia.
Un altro grosso limite è costituito dall’impossibilità di trattare in maniera adeguata, tra l’altro, il processo inflattivo, il flusso di fondi internazionali e più sofisticate politiche monetarie, che richiederebbero varie estensioni al modello.
La sua traduzione in un modello tabellare e grafico su PC, mediante il ricorso a fogli elettronici, consente di poter sollecitare il sistema e osservarne le reazioni più agevolmente che con carta e matita.




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Esempio: politica monetaria

La politica monetaria dovrebbe essere condotta dalla banca centrale mediante variazioni della quantità di moneta in circolazione, incidento così sul costo del denaro. In realtà, l’autorità monetaria interviene anche direttamente sul costo del denaro variando il tasso ufficiale di interesse, cioè quello che le banche devono riconoscere alla banca centrale.






Fig. 19


A titolo di esempio, vediamo come si comporta il modello a fronte di un’aumento della base monetaria (la banca centrale stampa carta moneta):


  1. La banca Centrale aumenta la base monetaria (per es. stampando moneta);
  2. stock nominale e stock reale di moneta aumentano. Poiché produzione e reddito non si adeguano immediatamente, mentre nella nostra ipotesi il tasso di interesse si aggiorna istantaneamente, si ha una riduzione del costo del denaro lungo la linea di liquidità corrispondente al reddito di equilibrio precedente;
  3. si determina una nuova linea LM”, e, a parità di reddito, un tasso di interesse più basso. Si determina anche una nuova domanda aggregata (in linea con il nuovo costo del denaro) e una nuova domanda di prodotti nel mercato;
  4. l’EdD pone sotto pressione il sistema produttivo che si adegua molto più lentamente. Le imprese assumono per far fronte alla domanda e si ha un graduale spostamento lungo la curva del’offerta di prodotti, lungo la curva della produzione e lungo la curva della domanda di lavoro (con diminuzione della disoccupazione), con l’effetto di aumentare reddito e livello dei prezzi;
  5. contemporaneamente si risale lungo la nuova linea LM”, con un progressivo aumento del reddito e del tasso di interesse che tende a posizionarsi, dopo il repentino calo iniziale, a un valore intermedio, corrispondente al nuovo equilibrio.



Fig. 20








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LIMITI DEL MODELLO

Divertiamoci con il modello

Si può, ora, sollecitare il modello mediante modifiche di alcune variabili e/o di alcuni parametri, spostandolo dal suo punto di equilibrio. In tale modo si può verificare cosa succede a causa della condizione di disequilibrio che si determina e trovare il nuovo punto di equilibrio, che sarà caratterizzato da nuovi valori del reddito reale, dell’occupazione, delle retribuzioni reali, del livello dei prezzi, del costo del denaro.
Le variazioni più significative sono relative a:

  • politica monetaria (variazione dello stock di moneta);
  • politiche fiscali (tasse, spesa pubblica);
  • comportamento dei consumatori (ah, se i consumatori fossero più consapevoli dell’enorme forza che hanno e che spesso non usano, come potrebbero influire sul livello dei prezzi modificando opportunamente la curva della domanda);
  • sistema produttivo (capitale, tecnologia, lavoro, retribuzioni nominali).




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ESEMPIO: POLITICA MONETARIA

Il modello completo

A questo punto tutti i tasselli del mosaico sono disponibili. Abbiamo una rappresentazione grafica (supportata dalle relative relazioni matematiche) per ciascuno dei tre sistemi e per la funzione centrale di regolazione. Non resta che cucire tutti i pezzi assieme, come in fig. 18. Dalla figura emerge che l’intero sistema è rappresentato da dieci diagrammi tra loro opportunamente legati.



Fig. 18

I dieci diagrammi sono disposti su quattro colonne (nelle quali le ascisse sono, rispettivamente, la base monetaria, lo stock reale di moneta, il reddito reale, le retribuzioni reali) e su quattro righe (in tre delle quali le ordinate rappresentano il tasso di interesse, il livello dei prezzi, il livello di occupazione, mentre nella prima riga a sinistra si ha lo stock nominale di moneta e a destra la domanda aggregata).



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DIVERTIAMOCI CON IL MODELLO

16 agosto 2008

L'ultimo tassello: il mercato dei prodotti

Dopo aver ripetutamente parlato del mercato dei prodotti, è giunto il momento di rappresentarlo, almeno graficamente. È necessario ottenere, sulla base delle cose fin qui dette, le due curve che rappresentano la domanda e l’offerta nel piano LP vs. RR.


Fig. 16


Per quanto riguarda la domanda di prodotti, la giustificazione matematica può presentare alcune difficoltà, ma graficamente essa può essere ottenuta (v. fig. 16) dal diagramma IS-LM e dal grafico del mercato della moneta giocando di sponda sul piano LP vs. STCKR, sapendo che stock reale e prezzi sono inversamente proporzionali (lo stock nominale essendo la costante di proporzionalità). La curva della domanda risulterà una iperbole, con un asintoto verticale la cui posizione dipende dalla politica fiscale, tramite un coefficiente detto moltiplicatore fiscale, e una costante che dipende, attraverso un coefficiente detto moltiplicatore monetario, dalla politica monetaria.
Sempre in modo grafico si ottiene la curva che rappresenta l’offerta di prodotti, partendo dai diagrammi del sistema produttivo (v. fig. 17). La curva che ne risulta è con buona approssimazione lineare fino al livello di piena occupazione dove diventa totalmente inelastica (retta verticale).



Fig. 17


Per inciso, occorre fare una riflessione sull’opportunità o meno di posizionare l’equilibrio del sistema nella zona di piena occupazione. In tale zona (di saturazione) il sistema non è più lineare e può risultare fortemente instabile. Se si vuole un sistema stabile, capace cioè di reagire con piccoli spostamenti dal punto di equilibrio a fronte di piccole sollecitazioni, non è consigliabile operare con piena occupazione. Detto questo, non significa necessariamente avere dei disoccupati involontari (che rappresentano comunque un ulteriore costo sociale e una minore fonte impositiva). Può significare lavorare tutti meno della capacità produttiva individuale (ovviamente, con la retribuzione compatibile con il sistema economico nel suo complesso).



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IL MODELLO COMPLETO

15 agosto 2008

Il difficile equilibrio

In analogia a quanto fatto nel caso della domanda aggregata, anche qui è opportuno identificare che tipo di relazione c’è tra interesse e reddito reale nel piano i vs. RR.




Fig. 14

È abbastanza agevole costruire tale funzione, che risulta essere crescente al variare del reddito reale (v. fig. 14, indicata con LM). Essa rappresenta l’insieme di tutti i punti in cui c’è equilibrio tra domanda e offerta di moneta. Al di sopra c’è eccesso di offerta, al di sotto c’è eccesso di domanda (scarsa liquidità).
A questo punto sui due mercati congiunti della moneta e dei prodotti esistono due condizioni che devono essere entrambe soddisfatte:
  1. equilibrio tra domanda e offerta di moneta;

  2. equilibrio tra risparmio e investimenti.


Fig. 15


Ciò può avvenire soltanto nel punto di incontro delle due rette LM e IS, che rappresenta,in tal modo, l’equilibrio congiunto dei due mercati.
La fig. 15 illustra graficamente i concetti esposti e costituisce il cardine attorno al quale ruota tutto il sistema. Compito dei governanti e dell’autorità bancaria è quello di trovare e mantenere il punto di equilibrio mediante opportune politiche monetarie (stock di moneta e costo del denaro) e fiscali (imposizione fiscale e spesa pubblica). Con le prime incidendo sul costo del denaro, con le seconde sui consumi e sulla produzione. Il guaio è che non si tratta di sistemi indipendenti, ma legati tra di loro con effetti di retroazione che impongono di studiare il sistema nel suo complesso.


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L’ULTIMO TASSELLO: IL MERCATO DEI PRODOTTI

Il sistema bancario: la moltiplicazione ... della moneta

Il sistema bancario moderno, grazie al prestito, che lo caratterizza rispetto alle banche del lontano passato, svolge un ruolo importantissimo nel sistema economico. Il sistema bancario è regolato da un’autorità, la banca centrale, che mantiene ad un livello che essa prefissa la quantità di moneta complessivamente presente nel sistema economico. In tal modo essa tiene sotto controllo il costo del denaro. La quantità totale di moneta è detta stock nominale di moneta ed è data dalla somma della moneta circolante e dei depositi.





Fig. 12

In effetti lo stock nominale è del tutto virtuale ed è maggiore dell’effettiva quantità di moneta presente (base monetaria). Esso non esiste se non in parte. Come è possibile? Confidando sulla statistica. Poiché è statisticamente molto improbabile che tutti riscuotano contemporaneamente i propri depositi, la banca centrale autorizza le singole banche a prestare tali depositi, mantenendo una quota (generalmente, tra il 10 e il 20%) detta riserva. La base monetaria è data da circolante più riserva. Se la banca centrale aumenta tale base di D, lo stock nominale di moneta aumenta di M·D (maggiore di D) ove M (maggiore di 1) è il rapporto tra stock nominale e base monetaria. Tale rapporto, a sua volta, dipende dal rapporto tra circolante e depositi e dal rapporto tra riserva e depositi.



Fig. 13

Lo stock nominale di moneta, tenendo conto del livello dei prezzi, si traduce nello stock reale di moneta che rappresenta, in effetti, nel piano i vs. stock reale l’offerta di moneta sul mercato (retta verticale). In tale piano, che rappresenta il mercato della moneta, lo stock reale è la quantità e l’interesse i è il prezzo. Come è rappresentata la domanda? Da una retta con inclinazione negativa. È intuitivo, infatti, che al crescere del tasso di interesse si riduca la domanda di liquidità (e quindi lo stock reale che sarebbe necessario per soddisfarla). L’intersezione tra le due rette determina il tasso di interesse di equilibrio. Al di sopra di tale tasso si determina un’eccedenza di liquidità del sistema bancario, al di sotto si determina una scarsità di liquidità (meno disponibilità ai prestiti). La retta della domanda, inoltre, si sposta verso l’alto al crescere del reddito, determinando così un aumento del tasso di interesse di equilibrio (e viceversa).



13 agosto 2008

Il sistema della domanda: come spendiamo i nostri soldi

Ricordando lo schema di fig. 1, la domanda aggregata per consumi e investimenti, è costituita da:
DAG = SPESA +INV = INV + CONSUMI + SPESA PUBBLICA + ESTERO
Esaminando separatamente i quattro addendi, risulta che:
  1. gli investimenti dipendono essenzialmente dal costo del denaro (diminuiscono al suo aumentare);
  2. la spesa pubblica, almeno nel breve/medio, è costante;
  3. i consumi crescono con il reddito reale, ma in misura inferiore a quest’ultimo grazie ad una certa propensione al risparmio;
  4. al crescere del reddito reale aumenta la propensione verso la spesa estera, quindi, il saldo della bilancia tende a diminuire fino ad assumere valori negativi.


Fig. 10

Il risultato è rappresentato dalla retta (o meglio dalla famiglia di rette - una per ogni valore dell’interesse) con inclinazione inferiore a quella della retta DAG = RR. Il punto di equilibrio è dato dall’intersezione di tali rette, in cui domanda aggregata e reddito reale si equivalgono. Si vede come al crescere del costo del denaro la domanda si abbassa e, quindi, diminuisce il reddito reale.
Ci interessa stabilire, per ragioni che ci saranno più chiare successivamente, che relazione ci sia, se ce n’è una, tra reddito reale e costo del denaro espresso in termini di tasso di interesse. È molto facile ottenere, sia graficamente che matematicamente, la suddetta relazione che trova la sua espressione grafica nel piano i vs. RR mediante una retta con inclinazione negativa che si chiama IS (Investment-Saving). Cosa rappresenta tale retta? Essa indica, al variare del reddito reale RR, i punti in cui risparmio e investimenti si equivalgono (condizione indispensabile per l’equilibrio). Al di sopra di tale retta si ha eccesso di risparmio, al di sotto si ha un eccesso di domanda per investimenti.




Fig. 11



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IL SISTEMA BANCARIO: LA MOLTIPLICAZIONE ... DELLA MONETA

Il sistema produttivo: chi lavora e chi no

Il sistema produttivo, cioè le imprese, necessitano di due fattori fondamentali il capitale e il lavoro. Quest’ultimo lo si ottiene a fronte di un livello di retribuzioni reali che è determinato dalla retribuzione nominale concordata in fase di contrattazione e dal livello dei prezzi. Ma, quanto le imprese sono disposte ad assumere? Ciò dipende da quanto ritengono necessario produrre e da quanto sono disposte a spendere per il lavoro.
Quanto produrre complessivamente dipende dal livello di reddito, cioè dalla capacità di spesa dei consumatori. Non ha senso produrre di più per non creare un eccesso di offerta. Ma che rapporto c’è tra prodotto (o reddito) e forza lavoro impiegata? Certamente dovrà essere una funzione crescente. Meno intuitivo è riconoscere che possa avere la concavità indicata nella fig. 9: per valori alti della produzione, l’incremento di lavoro produce aumenti marginali della produzione.
Inoltre, la curva si sposta verso destra (maggiore produzione a parità di ore lavorative, ovvero, meno ore lavorative necessarie per la stessa produzione) in funzione dell’apporto di capitale e, soprattutto, dell’introduzione di nuove tecnologie (a bocce ferme, la tecnologia crea disoccupazione, checché ne pensino i fanatici della tecnologia e gli ottimisti a oltranza).
L’occupazione si determina nel mercato del lavoro, ma, a differenza degli altri tipi di mercato, in cui l’equilibrio si raggiunge nel punto di intersezione della domanda e dell’offerta, qui è generalmente dimostrato (salvo casi limite non molto frequenti) che esiste un certo livello di disoccupazione involontaria. Infatti, è altamente improbabile che possa esserci contemporaneamente equilibrio nel mercato dei prodotti e in quello del lavoro (ove l’equilibrio significa piena occupazione, ossia zero disoccupazione involontaria - esisterà, infatti, sempre una quota di disoccupati volontari); e nella scelta tra un eccesso di produzione e un aumento della disoccupazione l’imprenditore non ha dubbi: sceglie la riduzione di ore lavorative.
È opportuno rilevare che la curva della domanda di lavoro è strettamente imparentata con la curva della produzione: per ogni livello produttivo, e quindi numero di ore lavorative, la domanda di lavoro è tale da massimizzare il profitto (derivata della produzione in funzione del lavoro). L’offerta di lavoro, a causa dei contratti sindacali, è tendenzialmente inelastica (retta orizzontale).





Fig. 9

Ad ogni valore di retribuzione nominale oraria corrisponde una curva iperbolica che lega livello dei prezzi e retribuzione reale. Quest’ultima è determinata, infatti, dalla retribuzione nominale divisa per il livello dei prezzi, che nel nostro modello di sistema produttivo è una variabile esterna, o esogena che dir si voglia. All’aumentare del livello dei prezzi, e a parità di retribuzione nominale, la retribuzione reale diminuisce e, quindi, l’occupazione può aumentare (da cui la tendenza a favorire politiche inflattive per inseguire la piena occupazione).



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IL SISTEMA DELLA DOMANDA: COME SPENDIAMO I NOSTRI SOLDI

12 agosto 2008

I tre sistemi e la funzione di regolazione dei mercati

La rappresentazione schematica di fig. 1 di un sistema economico nazionale si limita a indicare i flussi di moneta tra i vari settori, ma non è in grado di rappresentare le interazioni tra i mercati e i singoli settori. Il raggiungimento dell’equilibrio nel mercato dei prodotti e in quello della moneta determinano, complessivamente, il livello dei prezzi, il reddito reale e il costo del denaro.

Che effetto ha il costo del denaro sulla determinazione della domanda? Qual’è l’impatto del livello dei prezzi sulla determinazione dell’offerta? Come incidono prezzi e reddito sullo stock di moneta reale?
In fig. 8 i diversi settori e i mercati sono raggruppati in tre sistemi:
  • sistema di determinazione dell’offerta (che comprende il mercato del lavoro);
  • sistema di determinazione della domanda aggregata;
  • sistema bancario;
che interagiscono tramite un elemento di regolazione costituito dall’insieme del mercato della moneta e di quello dei prodotti.


Fig. 8



Nell’insieme dei due mercati si raggiunge un equilibrio che determina il mix consumi/risparmi, ossia quanto del reddito disponibile si trasferisce nel sistema bancario e quanto si riversa verso il sistema produttivo, determinando in ultima analisi il prodotto e quindi il reddito reale.
Come si vedrà, l’equilibrio si raggiunge in corrispondenza di una tripla di valori RR, LP e i che agiscono con un effetto di retroazione sui tre sistemi: il costo del denaro influenza la domanda aggregata, il livello dei prezzi agisce sulle retribuzioni reali, e reddito e livello dei prezzi hanno effetto sullo stock di moneta reale (e quindi sul costo del denaro).



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IL SISTEMA PRODUTTIVO: CHI LAVORA E CHI NO

Livello dei prezzi e valori reali

Aggregare la domanda di diversi prodotti significa in sostanza sommare l’effetto dei mercati dei singoli prodotti. Si pone quindi il problema di omogeneizzare i dati di prezzo e di quantità, non potendosi sommare pere e mele o, peggio, pere e automobili. Cosa compare al posto di prezzo e quantità sugli assi del diagramma cartesiano che rappresenta il mercato aggregato? Semplice per il prezzo: sarà il prezzo medio, inteso come media ponderata dei prezzi. E per la quantità? Il trucco è semplice: come indicato in fig. 6, si compie una trasformazione sugli assi, lasciando inalterato il valore della superficie del rettangolo P·Q. In particolare, la si divide e la si moltiplica per P, trasformando l’asse dei prezzi assoluti nell’asse del livello dei prezzi relativi (e il rispettivo lato del rettangolo diventa unitario) e l’asse della quantità nell’asse della spesa (P·Q) che si misura in lire e non in unità disomogenee di quantità.










Fig. 6









L’altro problema che si presenta è quello di confrontare la spesa di anni differenti, caratterizzati da diversi livelli di prezzo e differenti contenuti del paniere di prodotti. Si tratta di prendere un anno come anno di riferimento e di trasformare l’asse della spesa nominale nell’asse della spesa reale, lasciando inalterata l’area del rettangolo che rappresenta sempre la spesa nominale.
Partendo dall’ipotesi, abbastanza verosimile, che spesa e reddito siano proporzionali, si può, in definitiva, rappresentare il mercato dei prodotti usando come ordinate il reddito reale e il livello dei prezzi rispetto all’anno di riferimento.




Fig. 7


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I TRE SISTEMI E LA FUNZIONE DI REGOLAZIONE DEI MERCATI

11 agosto 2008

Il modello di un mercato

Nella successiva elaborazione del modello economico i mercati giocano un ruolo fondamentale di regolazione e, qualunque sia il loro tipo, possono essere utilmente rappresentati, come in fig. 2, in un piano cartesiano, dalle curve della domanda e dell’offerta. Le curve rappresentano, rispettivamente, le quantità domandate e prodotte per ogni valore del “prezzo” della quantità unitaria. La curva della domanda risulta generalmente decrescente (e con la concavità rivolta verso l’alto), mentre quella dell’offerta risulta generalmente crescente. L’equilibrio (quantità domandata = quantità prodotta) si avrà quindi solo se le due curve si intersecano, in corrispondenza di un prezzo unitario, detto prezzo di equilibrio.


Fig. 2


Questo schema generale deve essere addattato alle specificità dei singoli tipi di mercato. Il mercato dei prodotti, quello del lavoro e quello della moneta rispondono alla stessa logica di equilibrio tra domanda e offerta e si rappresentano, rispettivamente, come in fig. 3, fig. 4 e fig. 5.




Fig. 3



Fig. 4


Fig. 5


Il modello classico

Nell’economia classica il sistema economico di un Paese è costituito da quattro settori:
  • le imprese;
  • le famiglie, ovvero i consumatori;
  • lo Stato;
  • l’estero;

che interagiscono mediante due mercati

  • il mercato dei prodotti (beni e servizi);
  • il mercato del lavoro;


Fig. 1


come rappresentato graficamente in fig. 1, in cui compare un altro elemento, il sistema bancario, che, come vedremo, svolge un compito di volano della moneta disponibile, attraverso il mercato della moneta.
La moneta, che è un bene convenzionale, rende possibile le transazioni nei due mercati in quanto ad ogni bene o servizio o prestazione lavorativa è associato un valore espresso in unità di moneta, detto prezzo.
Nella fig. 1 le frecce in senso antiorario tra i vari elementi del modello rappresentano esclusiva-mente flussi di moneta, che corrispondono a equivalenti flussi di prestazioni lavorative e di prodotti in senso inverso. Così, alle attività lavorative prestate dai membri attivi delle famiglie corrisponde il reddito (proporzionale al prodotto) che solo in parte raggiunge il settore delle famiglie sotto forma di retribuzioni nette. Una quota, sotto forma di tasse, imposte, tariffe e contributi alimenta il settore pubblico che in parte lo restituisce alle famiglie come trasferimenti (retribuzioni ai dipendenti pubblici, pensioni, sussidi di disoccupazione).

In realtà le cose sono più complesse: quando lo Stato è datore di lavoro e produttore di servizi dovrebbe configurarsi come una sorta di imprenditore presente sia sul mercato del lavoro che su quello dei prodotti. Le attività privatizzate, in effetti, confluiscono nel settore delle imprese.
Quanto percepito dalle famiglie (retribuzioni più trasferimenti) sarà da un lato speso nell’acquisto di prodotti (consumi) e dall’altro alimenterà il circuito bancario sotto forma di risparmio. Anche in questo caso, lo Stato può essere fortemente presente nel sistema bancario e finanziario, raccogliendo una parte anche considerevole del risparmio mediante l’emissione di titoli di credito.
Consumi delle famiglie, spesa pubblica ed estero confluiscono sul mercato dei prodotti e determinano la spesa complessiva per beni e servizi. L’ultima voce, la spesa estera, può essere sia positiva, se l’estero acquista nel Paese più di quanto i suoi abitanti acquistino all’estero, che negativa se avviene l’opposto.
Il settore produttivo è alimentato dalla spesa (e quindi ogni lira di un bilancio negativo con l’estero è una lira sottratta al mercato dei prodotti del Paese e quindi alle imprese nazionali) e dagli investimenti resi possibili dal risparmio (se tale risparmio va effettivamente ad alimentare investimenti produttivi e non invece a ripianare, con gli effetti catastrofici che ben conosciamo, passivi di gestione del settore pubblico).
Come si può facilmente verificare nella figura indicata, il sistema economico sarà in equilibrio solo se


RISPARMIO+CONSUMI+SPESA PUBBLICA+ESTERO = INVESTIMENTI+SPESA


e, siccome


SPESA = CONSUMI + SPESA PUBBLICA + ESTERO ,


allora,


INVESTIMENTI = RISPARMIO


è la condizione vitale per la sopravvivenza del sistema economico.
La spesa complessiva per prodotti è detta anche domanda:


DOMANDA = CONSUMI + SPESA PUBBLICA + ESTERO.




INDICE

IL MODELLO DI UN MERCATO

PER COMINCIARE

ovvero
accostarsi da profani ai misteri dell'economia
(appunti di macroeconomia)
PREMESSA

Questi semplici appunti sono un tentativo che ho fatto per cercare di capire, da profano, come funzionano i meccanismi dell'Economia (quella con la e maiuscola). Chi ha lavorato in azienda è stato in una qualche misura esposto ai meccanismi dell'economia aziendale, o microeconomia. E, bene o male, qualcosa ha capito.
Come cittadini, invece, siamo esposti a notizie, spesso tendenziose, che riguardano l'economia del nostro Paese, dell'Europa e del mondo intero, ossia di quella che è nota come macroeconomia. Notizie che poco o niente fanno capire al comune cittadino dell'effettivo stato delle cose e delle decisioni che i governanti e le istituzioni finanziarie prendono (economia politica), a nostro carico. Così come poco si capisce dei rimedi che i partiti politici, le organizzazioni sindacali o alcuni editorialisti propongono (o si esimono dal farlo).
Ho cercato quindi di addentrarmi nei meandri di questa materia leggendo alcuni testi classici. Questi sono gli appunti che sono riuscito a prendere nel corso delle mie letture, nel tentativo di dare un ordine didatticamente utile (a me stesso). Affascinato, per deformazione professionale, da un modello econometrico illustrato in uno dei libri (v. bibliografia, n. 6), ho tentato di integrarlo con i concetti dell'economia classica esposti dai 'maestri' (quali Samuelson e Dornbusch). Spero di aver fatto un lavoro utile e chiedo agli esperti che dovessero imbattersi in queste mie note di farmi tutte le critiche del caso.
Questo è l'indice dei miei appunti:

IL MODELLO CLASSICO
IL MODELLO DI UN MERCATO
LIVELLO DEI PREZZI E VALORI REALI
I TRE SISTEMI E LA FUNZIONE DI REGOLAZIONE DEI MERCATI
IL SISTEMA PRODUTTIVO: CHI LAVORA E CHI NO
IL SISTEMA DELLA DOMANDA: COME SPENDIAMO I NOSTRI SOLDI
IL SISTEMA BANCARIO: LA MOLTIPLICAZIONE ... DELLA MONETA
IL DIFFICILE EQUILIBRIO
L’ULTIMO TASSELLO: IL MERCATO DEI PRODOTTI
IL MODELLO COMPLETO
DIVERTIAMOCI CON IL MODELLO
ESEMPIO: POLITICA MONETARIA
LIMITI DEL MODELLO


BIBLIOGRAFIA
  1. Ackley Gardner; Teoria macroeconomica; Einaudi; 1971
  2. Diulio Eugene; Macroeconomia; Collana Schaum Etas libri; 1977
  3. Dornbusch Rudiger, Fischer Stanley; Macroeconomics; McGraw-Hill Kogakusha; 1978
  4. Fischer Stanley, Dornbusch Rudiger; Economia; Hoepli; 1983
  5. Samuelson Paul A., Scott Anthony; Economics fifth canadian edition; McGraw-Hill Ryerson; 1966
  6. Zahn Frank; Macroeconomic theory and policy; Prentice-Hall; 1975


ECONOMIA

Questo indice cerca di dare un ordine a appunti sviluppati senza alcun preciso ordine prefissato.

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